Il Dossier statistico immigrazione del 2017 ha offerto grandi quadri di riferimento. In Italia assistiamo a un fenomeno recente che pone problemi, da risolvere con chi vive e lavora da noi. L’analisi di don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco

Il Dossier statistico immigrazione del 2017, presentato a Roma giovedì 26 Ottobre, ha offerto grandi quadri di riferimento sul fenomeno migratorio. Al di là dei numeri già noti, la prima riflessione è che nel mondo le popolazioni, in questo periodo della storia, stanno muovendosi più velocemente, tra cui 5 milioni di italiani all’estero e 5 milioni di immigrati regolari in Italia.
L’emigrazione non vale solo per l’Africa o l’est europeo, vale anche per le nazioni evolute. Mentre dai paesi poveri arriva nel nostro paese manodopera generica, dall’Italia partono o anziani – in cerca di una vita dignitosa con le loro non ricche pensioni – o giovani, spesso con alte professionalità, in cerca di lavoro corrispondente alle loro attese.

Una seconda osservazione è che gli immigrati, di cui spesso si ha paura, sono anche una risorsa: nel 2015 gli stranieri hanno prodotto l’8,8% del Pil, corrispondenti a una ricchezza di 127 miliardi. Hanno versato 3,2 miliardi di Irpef: poiché sono giovani stanno contribuendo a pagare parte delle nostre pensioni. E così sarà per altri vent’anni.
Altro dato significativo: non tutti sono musulmani; il 53% di loro sono cristiani, solo un terzo sono musulmani.

Altra sorpresa: il tasso di criminalità ogni 100 mila abitanti è più basso tra gli stranieri che tra gli italiani (dati Eurostat). Nel periodo 2008-2015 le denunce contro italiani sono aumentate del 7%, quelle contro gli stranieri sono diminuite del l’1,7%.
Infine gli immigrati non rubano lavoro. La loro occupazione riguarda il commercio singolo, i servizi e l’agricoltura, in funzioni che vengono retribuite di media il 30% in meno della manodopera italiana: si pensi alle badanti, alla raccolta di frutti in agricoltura, ai servizi di  bassa manovalanza nel turismo.

La conclusione è che in Italia assistiamo a un fenomeno recente che pone indubbiamente problemi. Pensare di fermare i flussi è impensabile. Hanno previsto che la composizione del popolo italiano, tra qualche decina di anni, sarà composta da un terzo di popolazione straniera o di origine straniera.
L’immigrazione va gestita, anche quella emergenziale. E l’unico modo di gestione è l’integrazione con accoglienza dignitose, nel rispetto delle regole della nazione che li accoglie.

I dati dicono che i due grandi problemi che coinvolgono lo scenario immigratorio, occupazione e criminalità, non possono essere affibbiati solo agli stranieri: sono problemi complessi che vanno risolti, a prescindere dall’immigrazione; è meglio risolverli con chi in Italia vive e lavora. Saremo un popolo di meticci, come gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Germania.
Fenomeni già visti se, visitando la Sicilia, si notano tracce di civiltà millenarie greche, romane, arabe e normanne.